La semina dei Santi Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
Cerchiamo di spiegare, con un pizzico di immaginazione, perché a Castelnuovo e sui colli che lo circondano siano sorte tante figure religiose di sommo valore.

LA SEMINA – Diceva San Benedetto Cottolengo che i cavoli per venir belli devono essere trapiantati. Egli si riferiva naturalmente ad altro, ma certamente sapeva che i nostri contadini scelgono un angolo di terra adatto e vi seminano gli ortaggi: cavoli, pomodori, peperoni, cipolle… poi ne trapiantano le piantine altrove ad una ad una. Così pure fece (lo immaginiamo) il Seminatore Celeste nel secolo scorso: con tutto lo spazio esistente sulla Terra, giudicò questo angolino favorevole alla semina e vi buttò una manciata di semi di Santità.
Uno cadde nel centro di Castelnuovo in una casa di via Aliberti, da esso sbocciò San Giuseppe Cafasso. Un’altro cadde nella borgata di Morialdo, in una povera casetta e vi germogliò San Giovanni Bosco. Poco dopo un seme cadde nella casa di un fabbro di Riva e diede vita a quella serafica figura di Domenico Savio.
Un seme si posò ancora sull’abitato di Castelnuovo, dietro la chiesetta di S. Rocco e nella famiglia degli Allamano sbocciò quel canonico Giuseppe che è ora beato. A pochi metri di distanza, nella casa dei Cagliero, ebbe vita quel vispo Giovanni che divenne missionario cardinale.
Un seme cadde a Capriglio in casa Occhiena facendo sbocciare quel fiore meraviglioso che sarà Mamma Margherita, la mamma di Giovanni Bosco. È Serva di Dio, sulla strada della beatificazione.
Già sulla collina di Piovà era sbocciato il Massaia, il grande missionario dell’Etiopia; mentre il seme caduto a Bra aveva originato Benedetto Cottolengo, il santo che terse tante lacrime di dolore ai poveretti di cui si prese cura.
Il vento portò un seme alquanto più lontano, a Pontecurone (Alessandria), da cui spuntò il beato don Orione, allievo di Don Bosco, che si dedicò alle opere caritatevoli e assistenziali (si pensi che all’epoca di Don Bosco anche Castelnuovo era in provincia di Alessandria).
«Però – dice un bontempone – sono stati tutti semi di sesso maschile eccetto Mamma Margherita». «E no, caro bontempone, c’è stata anche una donna: un seme è caduto a Mornese (Alessandria), e vi è nata quella santa Maria Mazzarello, superiora generale delle suore educatrici e missionarie dette “Figlie di Maria Ausiliatrice”».

IL TRAPIANTO – Quanta abbondanza di Santi nel secolo scorso su queste colline! Ma il Seminatore Celeste, perché queste vigorose piantine della santità dessero buoni frutti, provvide al loro trapianto.
Il Cafasso svolse a Torino la sua opera, nel seminario e soprattutto nelle carceri e fin sul patibolo per assistere i condannati. Don Bosco lasciò Castelnuovo a 16 anni, in seguito con mamma Margherita si stabilì a Torino e creò a Valdocco quel complesso di scuole e laboratori attorno alla basilica di Maria Ausiliatrice; i suoi missionari sono in ogni continente, le sue scuole in ogni città. E l’opera del grande santo castelnovese continua ad essere trapiantata in ogni nazione e a dar frutti di carità e speranza.
La famiglia Savio lasciò Riva quando Domenico aveva due anni, si trasferì a Morialdo per restarvi circa nove anni e infine a Mondonio dove dopo tre anni morì. Era stato alla scuola di Don Bosco in Torino.
Il beato Giuseppe Allamano in Torino seguì le orme dello zio materno Cafasso; giovanissimo fu nominato Rettore della Basilica della Consolata, guardò lontano e fondò i Missionari e le Missionarie della Consolata.
Giovanni Cagliero raggiunse Don Bosco a Torino, si formò alla sua scuola, partì con il primo gruppo di missionari per l’Argentina, percorse a cavallo le distese della Patagonia per incontrare nei poveri villaggi le popolazioni a cui portare il Vangelo.
Guglielmo Massaia di Piovà, fattosi frate cappuccino fu trapiantato addirittura in Etiopia; vi rimase 35 anni diffondendo il Cristianesimo e contribuendo alla civilizzazione dei Galla; fu perfino consigliere alla corte del Negus Menelik II.
Maria Domenica Mazzarello da Mornese fu chiamata dallo stesso Don Bosco a Nizza Monferrato per dirigere un ramo collaterale femminile dei Salesiani, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a cui diede grande impulso. È santa dal 1951.

IL COMPIACIMENTO — Naturalmente da parte di noi compaesani di questi Santi c’è un legittimo, vivo compiacimento e il ringraziamento al Seminatore Celeste per avere scelto questa terra come terreno adatto alla semina dei Santi. E cerchiamo anche di dare una spiegazione… non priva di una punta di orgoglio: tra la gente contadina di queste colline e nella propria famiglia ciascuno trovava innato il sentimento della Fede, il senso di laboriosità, anzi di sacrificio, la moralità, la devozione alla Vergine, la sobrietà nella vita e nei costumi…
Poi nella loro formazione influì l’esempio e il sostegno reciproco: il Cafasso verso l’Allamano e verso Don Bosco e questo verso Domenico Savio, Cagliero, Mazzarello e Orione. La guida e il sostegno del Seminatore fecero il resto!

Riepilogo

S. Giuseppe Cafasso - * Castelnuovo d’Asti (AL) 1811 - † Torino 1860.
S. Giovanni Bosco - * Castelnuovo d’Asti (AL) 1815 - † Torino 1888.
S. Domenico Savio - * Riva p. Chieri (TO) 1842 - † Mondonio 1857.
B. Giuseppe Allamano - * Castelnuovo d’Asti (AL) 1851 - † Torino 1926.
Giovanni Cagliero - * Castelnuovo d’Asti (AL) 1838 - † Roma 1926.
S. Maria Mazzarello - * Mornese (AL) 1837 - † Nizza Monferrato 1881.
S. Benedetto Cottolengo - * Bra (CN) 1786 - † Chieri 1842.
Guglielmo Massaia - * Piovà (AL) 1809 - † S. Giorgio (NA) 1886.
B. Luigi Orione - * Pontecurone (AL) 1872 - † Sanremo 1940.
Serva di Dio Margherita Occhiena - * Capriglio 1/4/1788 - † Torino 25/11/1856.
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