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- Margherita Occhiena nacque
a Capriglio il 1788. A 24 anni sposò Francesco Bosco di 28 anni, vedovo con un figio
Antonio. Fece quindi pochi passi per venire da Capriglio ai Becchi di Castelnuovo (oggi
Colle Don Bosco). Ebbero due figli, Giuseppe e Giovanni. Fu lei a interpretare il famoso
sogno che Giovanni fece a nove anni, e incoraggiò la sua vocazione Sacerdotale con tutta
la sua forza. Quando vide che il fratello Antonio lo contrastava, fu lei a trovare a
Giovanni un rifugio nella cascina Moglia di Moncucco.
Ai Becchi visitava i malati, forniva vino e cibo ai più poveri, educava al bene i suoi
figli coinvolgendoli nellamore per il prossimo. Passava notti intere assistendo
infermi, presso cui vegliava e pregava.
Nel 1846 (a 58 anni) seguì il figlio sacerdote a Torino e diventò la mamma di tutti i
ragazzi di Don Bosco. Svolse un immenso lavoro con gravi sacrifici: fu cuoca, sarta, si
servì del suo corredo per i più poveri, collaborando con il figlio in modo ammirevole,
con decisioni rapide, senza calcolo umano o esitazioni.
Dice Don Bosco: Mia madre per avere un podi denaro liquido, vendette qualche
pezzo di campo e una vigna.
Sfinita da una vita di fatiche e sacrifici, si ammalò di polmonite e morì a Torino nel
1856 ( aveva 68 anni). Quanto pianse Don Bosco!
In quei dieci anni di residenza a Torino la vita di Mamma Margherita si confondeva con
quella del figlio. Fu la prima Cooperatrice dellopera salesiana. E pensiamo con
quanto amore può cooperare una mamma!
Mamma Margherita visse a Castelnuovo dal 1812; lanno del suo matrimonio, fino al
1846, quando partì per Torino col figlio sacerdote. Quindi dei suoi 68 anni di vita, ne
trascorse 24 a Capriglio da giovane, 34 a Castelnuovo (31 ai Becchi e 3 a Sussambrino) la
metà esatta della sua vita, e 10 a Torino.
Solo da mercoledì 8 febbraio 1995, con una solenne cerimonia nella basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino, è iniziata la lunga strada che potrebbe condurla agli onori
dellaltare. Da qualche anno è già serva di Dio, il primo passo è già
fatto; in linguaggio ecclesiastico significa che sono già state ravvisate in lei le doti
che, dopo un esame più approfondito (un vero e severo processo) possono portarla alla
beatificazione e alla canonizzazione.
Noi di Castelnuovo glielo auguriamo di cuore, anzi ne siamo certi. E allora uniremo la
nostra gioia a quelli di Capriglio e a tutto il mondo salesiano.
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