Non  mi piace questa fiera Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
La fiera annuale, detta di Sant’Andrea, si svolge l’ultimo lunedì di novembre, anche se la ricorrenza di S. Andrea Apostolo cade il 30 di quel mese. È oscuro, almeno per me, il motivo per cui si svolge di lunedì e non di giovedì, come il mercato; ma ciò fa parte delle antiche tradizioni. A Buttigliera, per esempio, rispettano scrupolosamente la data del 30 aprile.
La nostra fiera, come ogni altra cosa, subì negli anni la sua evoluzione: fu spettacolo, folklore, colore paesano, schiamazzo; fu nello stesso tempo giornata di commercio, di esposizione, di svago… era giornata memorabile per chi vi partecipava, da ricordare almeno finché nella memoria non subentrasse quella successiva.
Ma ora non mi piace più: non ci sono più in mostra quei bei puledri, con con la coda intrecciata con il nastro tricolore; non c’è più la prova di forza di quel cavallo che trascinava un carro con le ruote bloccate e su cui salivano tutti quelli che volevano.
Non c’è più quel pittoresco e rumoroso convegno di carri nel cortile della Ciocca, e in altri cortili, ove i contadini mangiavano le provviste e i cavalli consumavano la pietanza contenuta in un sacchetto appeso al muso. Non c’è più quella esposizione dei vitelli legati alle piante del viale, osservati e palpati da intenditori e mercanti con un caratteristico bastone ricurvo, fatto in casa per l’occorrenza. E non si vede neppure più il carro pieno di maialini, coperto con una rete, anch’essa fatta in casa.
Ora vedo piuttosto lucide macchine, potenti trattori e un signore che distribuisce i “dépliants”. Non ho mai più visto quell’omo grosso e nero che vendeva le castagne arrostite, tirandole fuori da un sacchetto nero e fumante, e accanto una stufa che ne arrostiva altre. E perché non c’è più l’albero della cuccagna? Quel tronco alto e diritto, lucido e insaponato, sulla cui vetta oscillavano invitanti: un salame, una busta misteriosa, un pacco, un fiasco…
Ora si passeggia tra banchi ordinati, tra merce che c’è ogni giovedì, nella compostezza di ogni domenica. Più nessuno urla, nessuno suona trombe, nessuno offre polverine miracolose per i calli, per i topi o per i denti. Non mi piace più neppure il ballo così nascosto al pubblico, al posto di quello in cui si sfiatavano mezza dozzina di suonatori, a cui le signorine affidavano il paletò per essere più agili a ballare il valzer e la polca. E non sono mai più passati quei tre pagliacci del circo, con la faccia dipinta, accompagnando una signorina sul cammello, per invitare il pubblico allo spettacolo del pomeriggio!
Insomma, questa fiera così ordinata, signorile, composta e silenziosa… non mi piace più!
Non  mi piace questa fiera Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti