Il cavallo Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
Quanti sono ancora i cavalli a Castelnuovo? C’è quello di Genio, quello di Pietro, di Gino, quello di Mario… e non so se si possano contare tutte le dita di una mano. E invece le automobili sono incalcolabili. Tra gli artigiani e scomparso il sellaio, al suo posto sono spuntati innumerevoli meccanici.
In mezzo secolo, in una cinquantina d’anni, come si è trasformata la vita, il mondo e ovviamente Castelnuovo!
Come doveva essere disagevole il viaggio del carrettiere, che partiva la sera o la notte col suo cavallo per trasportare a Torino un carro di ceste, di damigiane, pacchi, botticelle… Per superare la salita di Moriondo, di solito noleggiava un cavallo da traino che, per 4-5 lire, dava il suo valido aiuto. Il padre di Calisto Ramello faceva correre quotidianamente il cavallo fino alla stazione di Villanova e ritorno con la carrozza per servire eventuali passeggeri.
Le cerimonie più festose, battesimi, nozze, erano quelle in cui partecipava il cavallo o i cavalli. Naturalmente il carro funebre era tirato da un cavallo o dalla pariglia; per l’animale e per il cocchiere c’era un addobbo atto alla circostanza.
Prima che le vie del paese fossero asfaltate, il fondo stradale era fatto di un rustico ciottolato; e quante scintille sono sprizzate da quelle pietre vive sotto gli zoccoli scalpitanti del cavallo! Era un fatto impressionante in inverno vedere il passaggio del carro che trasportava blocchi di ghiaccio alla ghiacciaia del macellaio Nandu: i cavalli, due, tre in fila, faticavano non poco a superare la salita colpendo con gli zoccoli il selciato della strada, su cui non potevano fare presa. Nella scena erano comprese le scintille, le urla dei carrettieri e gli schiocchi delle fruste. Adesso si va comodamente in seconda o al massimo in prima…
La borgata tipica dei carrettieri era Bardella, per quel suo compito speciale di dover trasportare in città il gesso; ne sa certamente qualcosa il comm. Musso Cichin. Col cavallo si trasportava in città la legna, il vino, il bestiame, si vedeva trasportare il mobilio nei traslochi di S. Martino.
Ma il ricordo più bello del cavallo è quello della fiera di S. Andrea: i puledri in vendita erano allineati nel viale, col nastro nella coda intrecciata ed erano sottoposti a prove di tiro e di corsa, per chi li voleva acquistare; e la prova si svolgeva tra una folla di curiosi, stupiti ed entusiasti. Ma i contratti erano pochi, e sì, un cavallo poteva costare anche più di mille lire!
Il cavallo Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti