C'era il Cine Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
Sì‚ a Castelnuovo c’era il cine; e noi lo chiamavamo cinèma. Era lassù nel salone del vecchio oratorio; un bel salone in piena regola‚ col palchetto‚ seggiolini ribaltabili‚ corridoio in mezzo e ai lati‚ da un capo il palco per rappresentazioni teatrali e dall’altro la galleria con la cabina per l’operatore.
Il locale era della Parrocchia e anche la gestione; quindi gli spettacoli avevano sempre garanzia di serietà. Ma poi‚ figuriamoci con Don Nizia‚ che svolgeva assistenza in sala e passeggiando su e giù per il corridoio laterale‚ sorvegliava sul comportamento dei giovani. Le signorine dovevano essere vestite con decoro‚ maniche sotto il gomito.
In prima fila era sempre riservato un posto per il podestà Silvio Andriano‚ assiduo frequentatore.
Era un cine molto familiare e assai frequentato‚ nonostante fosse scomodo andare fin lassù; ma allora si camminava‚ anzi ci andavano anche dalle borgate. Nella cabina c’era Gino Gilardi‚ non ricordo ci fossero altri prima o dopo di lui.
Quando il cinema era ancora “muto” e bisognava leggere‚ si leggeva tutti insieme‚ se c’era da ridere‚ si rideva forte tutti insieme. C’era sempre chi trovava la somiglianza tra l’attore o l’attrice con qualcuno del paese e allora nel silenzio si alzava una voce “Sembra Antonio‚... sembra Lucia!” E giù risate. In sala c’era sempre buon umore; se nella scena c’era un bacio, l’entusiasmo si manifestava con voci di approvazione e cresceva l’euforia.
Alla fine dello spettacolo si era abituati ad attendere la comica; se non c’era o se tardava, si alzava la richiesta generale. E di solito si era acconten- tati.
Questa allegria finale serviva anche a far uscire gli spettatori soddisfatti. Uscendo, nella strada si formava una lunga fila e in tutti i gruppetti si commentava lo spettacolo, ricordando i punti di maggior emozione. Se ne parlava ancora l’indomani, specialmente tra i ragazzi: quelli che c’erano stati, suscitavano l’invidia di quelli che non avevano visto lo spettacolo.
Ma per il cine venne un periodo di grande crisi. Il parroco Don Calcagno aveva un ardito progetto: Costruire un centro ricreativo con cine e oratorio, qui in basso, nel sito lasciato in eredità alla parrocchia dalle sorelle Marchisio Monica e Dorotea.
La casa‚ in linea con le altre in via Torino‚ fu abbattuta; così si creò quel largo passaggio verso i terreni e su quel terreno si iniziò il grande edificio. Ma quando questo lavoro era in corso‚ i fondi finirono‚ anche se era stato venduto il vecchio oratorio.
Il povero Don Calcagno non trovando qui l’aiuto necessario per finire l’opera‚ fu costretto a rivolgersi all’Opera diocesana “Torino chiese”. E l’Ente intervenne‚ ma naturalmente non per fare un cine‚ ma per costruire una chiesa. Il parroco‚ che aveva già esposto tutto quanto aveva di suo‚ non aveva scelta e si dedicò alla chiesa. Intanto la Parrocchia passò ai Salesiani‚ che completarono l’opera.
Così l’edificio‚ progettato per essere un locale di spettacolo‚ con l’entrata in quella scalinata‚ davanti all’ufficio postale‚ cambiò radicalmente‚ per diventare una chiesa‚ con l’entrata dalla parte opposta‚ dove è adesso. Si chiamò Chiesa dell’Oratorio e solo poco tempo fa prese nome “Chiesa dei Santi Castelnovesi”.
Così Castelnuovo acquistò una chiesa comodissima al centro del paese‚ preferita da molti residenti quaggiù per evitare la salita verso quella parrocchiale. E c’è anche l’oratorio adiacente‚ facilmente raggiungibile dai giovani.
Ma questo cambio ci costò la perdita del cine. Chi certamente ci rimise nel cambio è stato quello che negli intervalli dello spettacolo passava con un secchio si zinco a vendere le bibite‚ tenute a bagno nell’acqua fresca.
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