I Pranzi di Castelnuovo Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
La tradizione di fare pranzi collettivi al ristorante è solo castelnovese o c’è in tutti i paesi? È certo che a Castelnuovo la tradizione resiste, anzi pare che si rinvigorisca di anno in anno. Vi sono associazioni e gruppi locali che festeggiano al ristorante… la loro esistenza. Forse è questo l’unico movente.
La Bocciofila invita ogni anno i suoi soci al ristorante per consumare una lunga, ricca e abbondante lista di vivande e bevande.
Gli Alpini fanno la stessa cosa; anzi, per solidarietà e per spirito di corpo, partecipano ai raduni delle sezioni vicine, consumando un ottimo pasto, anche se lo chiamano “rancio”.
Gli ex-allievi salesiani fanno la loro assemblea annuale; in essa una parte è dedicata allo spirito, ma, come ogni salmo, il raduno finisce sempre in gloria, cioè con un allegro pranzo, anche se è chiamato “agape fraterna”.
Al 4 novembre, festa della vittoria, è il turno dei combattenti, che a tavola ricordano il periodo del servizio militare.
In autunno, dopo l’ultimo raccolto agricolo, c’è la festa della Riconoscenza ed un gruppo di agricoltori si sentono il dovere di sedersi a tavola insieme.
Questi e altri pranzi hanno la scadenza annuale. Ma vi sono i famosi pranzi di leva, che tradizionalmente si fanno ogni cinque anni; hanno lo scopo di ritrovarsi tra compagni di età e ricordare la scuola, la naia, la gioventù trascorsa insieme. Ora però la tendenza pare sia più favorevole ad una scadenza annuale, anziché di un lustro.
Vi sono poi numerosi pranzi occasionali per ricorrenze di famiglia: matrimoni, anniversari, promozioni… ed ora anche per la prima comunione e la cresima.
Cosa dire di questa tradizione? Lungi da noi l’intenzione di fare un appunto o di biasimarla. Anzi diciamo che, se ci si raduna, se l’allegria è serena e composta, lo scopo è sempre nobile, o almeno onesto. E poi la vicinanza a tavola affratella, accomuna, rinsalda la conoscenza e favorisce l’amicizia tra commensali.
Lo stesso Gesù partecipò con la Mamma alle nozze di Cana e nella circostanza onorò la festa con un miracolo, il primo miracolo, trasformò l’acqua in vino. E non una volta sola rallegrò e saziò la turba che Lo seguiva con la moltiplicazione dei pani e dei pesci; perché Egli, dopo aver nutrito l’anima di quanti Lo seguivano con la Sua parola, pensava che non fosse male nutrire anche il corpo.
Infine per salutare i discepoli, li convocò ad una cena, l’Ultima cena (e se fu l’ultima, si suppone che ve ne siano state altre). E il più bel sacramento, quello della Eucarestia non è forse stato istituito durante quell’ultima cena?
E così anche la Comunione è una Mensa, a cui però ci si deve accostare con le necessarie condizioni.
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