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di Maria Bava Cagliero
Nevissano è situata al termine di un dolcissimo declivo che la ricongiunge alla collina
di Albugnano ed è accerchiata da numerose cascine: a sud il Gili ed i Vironi, a nord la
Vilara, ad ovest i Tarantini.
Per secoli isolata da una strada impervia e pressoché impraticabile, la fantasia popolare
lha denominata «la val dy merlu», quasi a voler significare, io credo, lo stato di
isolamento dal capoluogo ed il fatto che, non molto tempo addietro, a memoria duomo,
la gran parte dei terreni, ora fertili e coltivati, erano boschi lussureggianti tipici
della vegetazione premediterranea. Ora purtroppo la frazione si sta poco per volta
spopolando: delle 25-30 famiglie che esistevano una volta, ne sono rimaste soltanto 9-10
composte in genere da persone abbastanza anziane, che continuano con tenacia e volontà a
lavorare la terra dei loro vecchi. I giovani forse con ragione, hanno preferito cambiare
lavoro e quindi ambiente: qualcuno si è trasferito in paese, altri si sono lasciati
attrarre dalle comodità, dai vari interessi, dal lavoro nuovo che la città poteva loro
offrire.
Coloro che recentemente hanno comperato nella frazione alcune cascine abbandonate ed i
circostanti terreni, non riescono e non vogliono neppure conoscerla questa terra; non
sanno apprezzarla proprio perché su di essa non hanno vissuto e sofferto. A loro fa
comodo abitarci per laria pura, per il paesaggio, per la serenità del luogo, per la
distensiva passeggiata domenicale; ad altro non pensano.
Anche le sedi della vecchia scuola e del così detto «circolo ricreativo» sono ormai
abbandonate e più nessuno pensa a sistemarle, anche se molti borghigiani ne conservano
ricordi di infanzia e di gioventù. Eppure 15-20 anni fa Nevissano appariva diversa, più
viva, più attiva.
Ricordo che quando si celebrava la festa della frazione, che ricordava il centenario della
fondazione della chiesetta, tutti gli abitanti si preparavano accuratamente per
festeggiare questa gioiosa ricorrenza; si invitavano parenti ed amici, il borgo si
popolava e si dimenticavano per un po i problemi e le difficoltà.
Al mattino tutti insieme si assisteva alla S. Messa ed al pomeriggio ci si divertiva nel
ballo pubblico, chiacchierando, scherzando. Gli uomini giocavano a carte e a bocce
radunandosi nel Circolo ed intanto bevevano dosi considerevoli del loro buon vino
invecchiato, per cui tanto famosa è la frazione.
La chiesetta si anima, si abbellisce per merito dei priori e tutti si recano con fiducia e
fervore. Ciò capita anche nel giorno 2 di gennaio, proprio perché ricorre la festa del
Santo, San Defendente.
Durante le altre festività i borghigiani si recano a pregare nella parrocchia del
capoluogo; in paese si recano pure periodicamente per fare provviste, commissioni varie,
in quanto in frazioni non ci sono comodità.
Anche se la mia frazione sta poco per volta estinguendosi, per me è il posto più bello
del mondo, dove mi reco appena trovo un po di tempo libero; la natura è viva e
salubre, gli abitanti sono chiusi ma generosi è buoni. Ora è anche più facile
arrivarci: da qualche anno la strada, che dalla frazione porta al paese, è asfaltata; per
noi è stata una vera conquista. |
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