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Breve storia

Mondonio è sì una frazione di Castelnuovo, ma è in una situazione tutta particolare: è stato comune fino al 1929. Quando il governo per economia, soppresse molti piccoli comuni, aggregò Pino e Mondonio a Castelnuovo. Nel 1946, terminato il regime fascista, si ricostruirono molti dei comuni soppressi, tra cui Pino d’Asti, ma non Mondonio, benché le sue campagne avessero già squillato a festa. Ora diciamo che è amministrato dal Consiglio Comunale di Castelnuovo, poiché quelli di Mondonio conservaro la loro dignità e non diranno mai «Sono di Castelnuovo», ma sempre «Sono di Mondonio». In effetti hanno la parrocchia, hanno la loro bella lapide per i loro Caduti, il loro cimitero, e fino all’anno scorso avevano la loro scuoletta.


La chiesa

Si noti la stranezza: mentre la parrocchia di Castelnuovo fa parte della diocesi di Torino, quella di Mondonio fece sempre parte della diocesi di Asti. La chiesa è dedicata a San Giacomo il Maggiore, ma i Parrocchiani per vecchia tradizione celebrano la festa patronale in ottobre in onore della Madonna del Rosario.
Da qualche anno Mondonio ha aggiunto al proprio nome quello di San Domenico Savio, orgogliosi del loro piccolo Santo, che visse e morì nella sua casa di Mondonio e rimase sepolto in quel cimitero, finché i Salesiani lo vollero accanto a Don Bosco, nella basilica di Maria Ausiliatrice. Mondonio lo considerò un affronto, ma ormai Domenico Savio non appartiene più alla borgata, ma alla Cristianità.
Bella chiesa parrocchiale, intima, accogliente, calda, era la vecchia chiesa gentilizia, proprietà dei nobili signori del castello, che nel 1700 la donarono al comune di Mondonio. Fu modificata con i ruderi del castello e da allora è chiesa parrochiale; prima lo era la chiesetta di S. Raseto, ora circondata dai boschi, giù alle cascine. La stessa canonica era foresteria dell castello.


La gente

Ahimé, la popolazione residente è ridotta a 150 persone, e purtroppo in gran parte anziani. Infatti non funziona più la scuola per scarsità di scolaretti. In estate la borgata si anima e con gli oriundi raggiunge i 200 abitanti. Sì, perché i Mondoniesi sono affezionati alla loro terra, alla casa natìa, e, anche se hanno florido commercio di vino o di fiori in città, essi ritornano volentieri alla casa d’origine.
Quelli residenti sono bravi lavoratori: non vi sono industrie, né artigianato, perciò sono lavoratori della terra, piccoli proprietari, piccoli allevatori, neppure una bottega!
Il più bel nome per Mondonio è Giacomo, forse in riferimento al patrono della parrocchia; i cognomi tipici della borgata sono: Deideri, Fresia, Musso, Savio e nelle borgate: Serra, Garesio, Penasso.
Vi abbondano i boschi, una volta vi abbondavano i funghi e la selvaggina, ora in minor quantità.
Vi regna la pace, la bontà, la laboriosità, la religiosità, la concordia. “Mondoniesi, non è poco, anzi siatene fieri, chi possiede queste virtù, possiede una ricchezza, anche se non lo sa. Un milione di paesi invidia queste doti!”
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