La Fornaca Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
Dei borghi di Castelnuovo si può dire che hanno un centro, ma è ben difficile definirne i confini. Così possiamo dire che la Fornaca ha come centro lo spazio in cui convergono le vie Aliberti e Argentero, verso S. Sebastiano. Altra impresa ardua (per me) sarebbe quella di esporre la storia della Fornaca, poiché sarebbe la storia stessa di Castelnuovo.
Infatti il paese è nato intorno alla «Madonna del Castello». Vi si sono costruite le case addossandole alla collina. Ogni casa dispone di un angusto cortile, utile appena per l’accesso alla stalla e alla cantina.
In via Argentero una lapide con data 1870 ricorda che in quel luogo c’era la chiesa parrocchiale dedicata a S. Pietro Apostolo; fu poi chiesa parrocchiale quella attuale, dedicata ad un altro apostolo, S. Andrea, ma certamente era una chiesa preesistente, perché la sua costruzione non sarebbe così recente.

Edifici insigni — Ci sono alla Fornaca vecchi edifici, ora trasformati, ognuno dei quali potrebbe avere una sua storia, a cominciare dal Castello, ora chiesa dedicata all’Assunta.
Poco distante dal Castello funzionava cinquant’anni fa un oratorio festivo maschile (quello femminile occupava l’attuale Scuola Materna) con un salone attiguo per spettacoli teatrali e cinematografici. I vecchi ricordano di aver passato il pomeriggio di ogni domenica in quell’oratorio, di essersi divertiti su quelle altalene, sulla giostra e in quello stretto cortile, fino all’ora della Benedizione, a cui si era condotti in lunga fila guidati dalle catechiste alla chiesa parrocchiale.
Alla domenica sera era un privilegio, anzi un lusso poter assistere allo spettacolo offerto in quel salone. Vi si esibiva spesso la compagnia teatrale del paese con commedie, farse, macchiette e perfino operette.
Alla fine del secolo scorso nacque, accanto all’oratorio, un collegio salesiano «Istituto Paterno Don Bosco» in locali ottenuti da una vecchia villa e in altri di nuova costruzione; ora sono occupati dalla Scuola Professionale. Vi erano ospitati circa 100-120 ragazzi, in gran parte interni, che frequentavano le prime tre classi del ginnasio e qualcuno le elementari.

La gente — C’è ancora adesso, nell’era del consumismo, un cordiale attaccamento al proprio borgo della gente della Fornaca. Alla festa dell’Assunta i residenti si prestano per le funzioni! È come dicessero: Qui siamo di casa!
I residenti e gli originari portano i più vecchi nomi del paese: i Filipello, i Cagliero, Musso, Scanavino, Casalegno, Gilardi, Bertagna, Allamano, Gribaudo, Turco, Marchisio, Piovano, Persico (ora trasferiti) …e mi scusino i dimenticati.

Il forno — Sarebbe troppo semplice dire che il nome Fornaca deriva dal forno di via Argentero. L’etimologia sarà certamente un’altra, ma il forno c’è ed ha funzionato per oltre duecento anni, fino ad una quindicina di anni fa; Pina teneva un quaderno su cui segnava il nome e l’ora dei prenotati a cuocere il pane. I clienti da parte loro andavano da lei un giorno o due prima per mettersi in lista d’attesa. Nel giorno assegnato mettevano su una carretta a mano l’impasto e qualche fascina e salivano, anche dal Funtanas, alla casa dei Filipello del Furn.
Facevano le forme in collaborazione con quelli che erano pure lì per la stessa operazione, attendevano la cottura del pane e lo ricaricavano sulla carriola. Si pagava l’uso del forno con qualche liretta o con del pane.
Com’è bello ricordare quella familiarità, quella affettuosa cooperazione, che funzionava senza contrasti, ma solo basata sull’amicizia tradizionale della brava gente!
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