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Castelnuovo scende in basso

In questi giorni è sorto un nuovo cantiere in via Roma, per dare inizio alla costruzione della nuova sede municipale. Il fatto suscita una considerazione: anche il municipio lascia la vecchia sede sull’altura e scende in pianura. E, per dirla con il Manzoni, «...più non vedrà il sole della sua cima antica, se una virtude amica in alto nol trarrà».
Non è da molto tempo che dalla stessa piazzetta del municipio è scesa in basso la Casa di Riposo S. Giuseppe.
Ed ora parto da lontano per esporre la mia considerazione: le colline che circondano Castelnuovo, quelle dell’Astigiano settentrionale, son ripide, impervie, aspre; ai loro vertici sono sorti piccoli e grandi paesi, spesso attorno ad un castello; forse perché al tempo delle lotte tra comuni, essi, così arroccati, erano facilmente difendibili.
Quegli abitanti, nostri antichi avi, pensavano di vivere al sicuro a quell’altezza e poter coltivare in pace le loro terre sottostanti. Solo il mulino allora era costruito nella valle, lungo un corso d’acqua, perché questo era l’elemento che ne condizionava l’attività.
Ancora oggi chi percorre la provinciale che da Castelnuovo o da Casalborgone raggiunge Asti, non trova centri abitati. (Fa eccezione la borgata Gallareto, nata attorno ad un bivio e non sa ancora se il suo capoluogo è Piovà o Cerreto. Ma un bel giorno dirà: ormai il comune sono io Gallareto!).
Però chi percorre questa strada sa che a destra e a sinistra, sulla sommità delle colline, vi sono tanti paesi, vecchi, operosi, ospitali, panoramici; raggiungibili con strade tortuose, tra vigneti e boschi di acacia. È arduo dirli tutti: Cocconato, Montechiaro, Piovà, Albugnano, Cerreto, Pino, Mondonio, Capriglio, Berzano, Monta½a... Sono stati nominati tanti, senza alcun ordine, se ne potrebbero citare ancora molti. E tutti hanno le stesse caratteristiche, e tutti sono raggiungibili lasciando la grande arteria interprovinciale che percorre la valle e facendo un’impennata sull’erta collina.
Anche l’origine di Castelnuovo non è diversa, è simile a quella degli altri comuni del Nord astigiano; anch’esso è nato lassù in alto. La differenza sta in questo fatto: mentre gli altri comuni hanno rivolto la loro espansione in alto, Castelnuovo invece l’ha fatta in basso, verso la pianura, attorno alla strada di grande passaggio che collega Asti a Torino, esattamente a ugual distanza dai due capoluoghi di provincia.
Costruendo la nuova scuola elementare, è stato abbattuto con rimpianto l’antico «arco», che indicava il limite, l’accesso al vecchio, originario abitato, che ora dilaga al piano; dove ora la popolazione vi esplica le sue molteplici attività. Il mercato settimanale scende sempre più giù, ormai occupa tutta la piazza Dante; i negozi, nel loro interesse, sono tutti dove c’è passaggio e vita. Così le industrie, gli uffici, la posta, le banche, la farmacia, l’oratorio, i bar, i professionisti, il campo sportivo, la casa di Riposo... Sono rimaste a metà collina la scuola, perché riedificata nella sede primitiva. Ma che disagio per chi vi accompagna i bimbi in macchina! Ha problemi di passaggio, di sosta, di manovra...
Castelnuovo alto rimane zona di pace, di sicurezza pedonale, di tranquillità residenziale.
Non rimane in alto che la chiesa parrocchiale; ma sono molti i Castelnovesi che preferiscono partecipare alle funzioni nella chiesa dell’oratorio. E qui si tocca un tasto delicato, ma per amore della sincerità si deve dire che quelli che seguono un corteo funebre fino alla chiesa parrocchiale (e sono in maggioranza anziani) lo fanno con sacrificio. Ma, è chiaro, si fa per compiere un dovere cristiano e umano, e non c’è altra scelta, come c’è invece per la messa.
Ora ½nalmente si può accompagnare i defunti nella chiesa (ora detta) “Dei Santi Castelnovesi”! che tra l’altro è già sulla strada del cimitero.
Se il gregge è in basso, nulla di più naturale e gradito che l’ovile gli sia agevole.
Concludendo: anche se la culla di Castelnuovo è in alto, ormai è facile profezia affermare che il destino, il futuro di Castelnuovo è in pianura.
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