L'artigianato a Castelnuovo Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
A Castelnuovo, si sa, la popolazione attiva è in maggioranza dedita all’agricoltura. Non vi sono grandi complessi industriali, sono pochi anche i piccoli. Tuttavia è abbastanza considerevole il numero dei lavoratori occupati nell’Artigianato. E tra questi lavoratori il maggior numero è rappresentato dai famosi “cavagnè”. Sono ancora così chiamati, anche se essi ormai fanno innumerevoli oggetti, ma assolutamente nessuna cesta.
Il nome panierai rivela che all’origine, quelli che lavoravano i vimini, facevano solo o prevalentemente ceste. Ora la lavorazione ha subìto una grande evoluzione.
Per saperne qualcosa abbiamo fatto una visitina ad alcuni laboratori. Era nostro dovere incominciare dalla ditta Picollo, la più antica,… la casa madre. Infatti il titolare, geom. Zucca ci ha accompagnati nel vasto locale: con orgoglio ci fece vedere una sedia tarlatissima: «Quella è la prima sedia nazionale in vimini; l’ha fatta Picollo Eugenio nel 1895». Leggiamo un listino prezzi del 1911, quando la ditta meritò la medaglia d’oro all’esposizione di Torino; i prezzi sono dell’epoca: Seggiola L. 4,25; Dondolo L. 5; Culla finissima L. 18,50…
In un reparto incontrammo Centin Marchisio. «Sono del ’903, venni qui all’età di 12 anni nel 1915; ho insegnato il mestiere a moltissimi “cavagnè”». Facciamo i conti: ha 76 anni, lavora da 64 anni! È una cosa incredibile, certo non della nostra epoca. Aggiunge l’amico Giorgio Zucca: «Altri come lui hanno lavorato tutta la vita in questa attività; come Barosso Massimo, Musso Domenico, e con tutta la famiglia il compianto Musso Giovanni, il cui fratello Emilio morì quest’anno in marzo, ma a Natale piantava ancora chiodi sulle seggioline». Caro, buon, Emilio, quante seggioline! quanta fatica! Gino Turco addirittura insegnava l’arte del panieraio in una scuola di Asti. «Gli anziani ricordano che 50-60 anni fa i ragazzi castelnovesi guadagnavano le prime lirette in questa attività artigiana».
E quando pareva che i giovani non fossero più attratti da questo lavoro, ecco giungere a Castelnuovo verso il 1960 le famiglie Gionco, Lorenzon, Marin, Di Domenico… Famiglie ottime sotto ogni punto di vista. Lavoratori tenaci si dedicarono tutti alla lavorazione del giunco, chi in proprio, chi per conto di ditte.
Ci dice Guerrino Gionco: «Ora il sistema di lavoro ed il materiale usato dai “cestai” non ha nulla a che fare con quello dell’inizio del secolo; non si adopera più un salice, ma Manila, Macao, Malacca… tutto materiale proveniente dall’Oriente; i chiodi di vari tipi vengono sparati da pistole pneumatiche». Il laboratorio è ampio, pulito, luminoso. Lorenzon ha il laboratorio ed una ricca esposizione, con vendita al pubblico.
Ai fratelli Gionco Piero e Dino non manca il lavoro, ed è un lavoro di creatività, di originalità. Dice Piero: «All’esposizione, di Firenze, indetta dall’Artigianato locale, tra centinaia di partecipanti abbiamo avuto il secondo premio, una medaglia d’oro grossa così…».
Insomma, dopo una veloce visita e breve conversazione con i panierai, abbiamo la convinzione che l’artigianato castelnovese, almeno in questo settore, sia una voce dignitosa e attiva nel complesso produttivo del paese. Ci rallegriamo con tutti loro, anziani, pensionati e giovani, imprenditori e dipendenti.
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