Storia di un Colle Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
È un’impresa ardua parlare brevemente del Colle Don Bosco. Per essere molto conciso, si può affermare che...
Il Colle è giovane, è nuovo, è bello, è generoso, è ospitale, è missionario, è amato, è famoso... e si potrebbe continuare con tanti altri aggettivi e relativa dimostrazione.
Per parlare della breve vita del Colle Don Bosco e della sua veloce trasformazione, ecco due situazioni assai eloquenti:

La prima: 16 agosto 1915 - Centenario della nascita di Don Bosco. Alla frazione Becchi c’è una casetta sempre aperta, in cui si crede sia nato il famoso sacerdote. Dietro la casetta la collina si alza e al culmine c’è la cascina Damevino. La casetta, raggiungibile da una stradina che attraversa un prato e un bosco, è affidata alla cura del collegio salesiano più vicino, quello di Castelnuovo d’Asti. Fa pure discreta sorveglianza il prete di Morialdo. La casetta è meta di visitatori in gita da Castelnuovo, da Buttigliera... Torino.

La seconda: 3 settembre 1988 - Anno centenario della morte di San Giovanni Bosco. Sul Colle Don Bosco, sul piazzale del tempio, c’è il pontefice Giovanni Paolo II, che celebra la funzione religiosa tra migliaia di fedeli, rappresentanti tutti i Continenti; sono molti gli argentini che assistono alla beatificazione della piccola Laura Vicuña, allieva delle suore salesiane. Sul Colle Don Bosco non c’è più la cascina, ma sulla collina abbassata c’è una chiesa, un tempio a due piani, una scuola, una tipografia, una colonia agricola, un museo, un ristorante... ed è meta continua di pellegrinaggi; è il primo centro turistico della provincia di Asti, è raggiunto da pellegrini di tutto il mondo, devoti del Santo.

Tra la prima immagine e la seconda sono trascorsi 73 anni, gli anni trascorsi dal Santo (cent’anni prima). E ci sono ancora viventi molti anziani castelnovesi e non castelnovesi che negli anni della loro vita hanno trascorso questi fatidici 73 anni e hanno seguito giorno per giorno tutta l’evoluzione di quella collina.
Naturalmente prima della santità di Don Bosco non poteva chiamarsi... Colle Don Bosco; il nome Becchi indicava la località in cui sorgevano quelle poche e povere case agricole. Il nome “Colle Don Bosco” entrò a poco a poco nell’uso comune, senza la cerimonia del battesimo, verso il 1918 - 20, ai tempi di Don Guala, direttore del locale collegio “Istituto Paterno Don Bosco”. Gli seguì Don Fracchia, che, essendo botanico, curò le vicinanze immediate della Casetta con la posa dei pini e dei tigli tuttora esistenti.
Durante la prima guerra mondiale fu eretta dal 1915 al ’18 la chiesa davanti alla casetta. I muratori di Castelnuovo ci lavoravano ogni giorno guidati dal capomastro Roffinello Francesco (Chirot). Seguirono senza sosta altri lavori, però il grandioso progetto del tempio subì una lunga e triste interruzione a causa della seconda guerra mondiale. Ma subito dopo i lavori ripresero e si conclusero in una esplosione finale con gli ultimi frenetici preparativi durante il rettorato di Don Scotti (ma sarebbe più esatto dire con il Rettor Maggiore dei Salesiani Don Egidio Viganò), nell’attesa della scadenza del centenario e della storica visita del Papa.
Ma perdonatemi se finisco da... castelnovese, da incallito campanilista. Ciò che trovo sempre più stupefacente e meraviglioso è il fatto che 20 anni prima che iniziassero tutti questi lavori al Colle, l’Amministrazione e la popolazione di Castelnuovo nel 1899 avevano già eretto in piazza il grande monumento al loro grande concittadino, benché non ancora santo, ma già stimato ed amato.
Ora il paese, che dal 1930 si chiama Castelnuovo Don Bosco, resta attonito guardando e ammirando la crescita del Colle Don Bosco e tutto il paese nutre stima e amore per questo nuovo colle, centro di attività e di preghiera, centro mondiale di devozione e di venerazione a Don Bosco.
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