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Il bel paese di Castelnuovo Don
Bosco, fino al 1930 chiamato Castelnuovo dAsti, sorge sui colli del basso
Monferrato, le dolci colline che da Superga degradano verso Casale. Dista 30 chilometri da
Torino e altrettanti da Asti.
Prima faceva parte della provincia di Alessandria; dal 1935, con la costituzione della
provincia di Asti, è parte di questo territorio.
Anticamente il paese era rinomato per le sorgenti di acque minerali: cera
lacqua Solforosa e lacqua Salata a Bardella e cera la Ferruginosa a sud,
nel rio Traversola, al confine tra i campi di Castelnuovo e i prati di Buttigliera.
Ora, in un Rio, che è lunico raccoglitore di tutte le acque, non ce più la
Ferruginosa che sgorgava spontanea tra le pietre arruginite ed era meta di tante nostre
gite giovanili; non si parla più di quella Salata, utilizzata negli anni in cui mancava
il sale (tempo di guerra); cè ancora, ma langue, quella Solforosa.
Castelnuovo era anche nominato per le cave di gesso: per tanti anni abbiamo visto pietre,
forme e sacchetti di quel minerale ai lati della strada nella borgata Bardella; e
cera anche fervore di produzione e trasporto in città. Ora son rimaste abbandonate
le cave, dette tampe, forse sono invase dallacqua.
Era rinomato il nostro paese per la fertilità della terra, coltivata a vigneti e cereali
e per lottimo vino prodotto. E questa fama la merita ancora, benché non si possa
parlare di intensa coltivazione.
Il paese dei santi
Ma la fama di Castelnuovo esplose nel secolo scorso e dura tuttora una notorietà a
livello mondiale per la corona dei suoi figli chiamati alla santità. Eccoli, ma di
ciascuno e delle loro opere se ne parlerà singolarmente.
San Giuseppe Cafasso (1811-1860); San Giovanni Bosco (1815-1888); San Domenico Savio
(1842-1857). Si dirà in altra parte perché Castelnuovo lo considera figlio suo. Beato
Giuseppe Allamano (1851-1926); il card. Giovanni Cagliero (1838-1926), primo e intrepido
missionario salesiano in Patagonia. Mons. G.B.Bertagna (1828-1905) Arcivescovo, insigne
moralista. Mons. Matteo Filipello (1859-1939) Vescovo di Ivrea. Mons. F. Cagliero
(1875-1936) Vescovo, Missionario della Consolata. Mons. G.B. Rossi (1938-1922) nato a
Cavallermaggiore, parroco a Castelnuovo per 25 anni, fu nominato Vescovo con sede a
Pinerolo..
Un po di storia
Castelnuovo anticamente fu soggetta ai signori di Rivalba. Passò più tardi alle
dipendenze di Chieri e cadde poi in mano agli Astensi, dai quali prese anche il nome per
essere distinto dagli altri 24 comuni con lo stesso nome in Italia. Passato nel 1500 alla
Casa Savoia, Castelnuovo per loccupazione francese del Piemonte, fece anche parte
dellimpero Napoleonico appartenendo al distretto del Tanaro.
Gli abitanti
Il vero valore di Castelnuovo sta nelle qualità della sua gente: forte, operosa,
cordiale, rispettosa
Nel 1913 Castelnuovo contava 3800 abitanti e il comune di
Mondonio 500. Ora sono uniti in un solo comune; Mondonio è una frazione di150 persone e
Castelnuovo ne conta in tutto 2780. La perdita di tanti abitanti è dovuta al fenomeno
generale dellurbanesimo e allo spopolamento della campagna.
Inoltre in questi ultimi anni vi fu un gran cambiamento nella popolazione a causa
dellemigrazione e dellimmigrazione: tanti Castelnovesi si sono trasferiti in
città e intanto le case abbandonate o quelle di nuova costruzione sono state occupate da
persone entrate nel nostro paese.
Il maggior numero di questi sono di origine veneta, seguono gli abruzzesi quindi
meridionali e isolani; ma tutti si sono perfettamente integrati con il vecchio ceppo
castelnovese. E larmonia vi regna sovrana, lambiente è sereno, ideale.
La vita si è modernizzata, come del resto ovunque, nel senso che agli abitanti non
mancano i servizi, gli agi e le comodità moderne. Dal numero dei pendolari che ogni
mattina lasciano il paese, si presume che Castelnuovo diventi periferia di grandi città e
che la nostra produzione agricola locale continui a diminuire.
Ciò non impedisce che Castelnuovo sia un paese graditissimo per chi ci vive e stimato da
chi lo conosce anche per la fama dei suoi illustri cittadini.ità della terra, coltivata a
vigneti e cereali e per lottimo vino prodotto. E questa fama la merita ancora,
benché non si possa parlare di intensa coltivazione. |
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