Bardella Indietro Ritorna a Elenco Racconti Avanti
di Maria Bargetto Aiassa

Ed eccoci alla prima borgata; i suoi caratteri non sono molto dissimili da quelli delle altre: Religiosità, agricoltura, spopolamento…

Poco oltre l’abitato di Castelnuovo Don Bosco, lungo la strada provinciale che porta a Chivasso si trova Bardella, anch’essa come Morialdo, Ranello e Nevissano è una frazione di Castelnuovo Don Bosco. Le case sono isolate o a piccoli gruppi ognuna ha la sua denominazione. Sul punto più alto della collina si trovano due cappelle campestri: quella di Cornareto, ormai diroccata, che offre una stupenda veduta panoramica, e da cui si possono ammirare le varie colline circostanti, che si succedono l’una dopo l’altra come onde instancabili, ora più elevate, ora più molli e declinanti, tutte ricche di piante, di vigne, di frutti…L’altra cappella è quella dedicata a San Michele, patrono della borgata, sulla porta della quale si può osservare una targa, che ricorda e raccomanda al Santo patrono i caduti Bardellesi delle ultime guerre. Fu meta dei pellegrinaggi di Don Bosco.
Tutti gli anni nella ricorrenza della sua festa viene celebrata la Santa Messa nella cappella. Anni fa c’era anche il ballo pubblico, ora non più.
La funzione religiosa è un momento importante e solenne per tutta la gente del posto: ci si ritrova tutti insieme, bambini, anziani e giovani (ahimé, questi son pochi!).
È bello ritornare ogni anno in questa piccola, umile ed antica cappella, anche se ormai è spoglia di tutto quello che aveva (è stata purtroppo visitata da vandali per ben quattro volte); perduta tra i filari delle vigne, che in questo periodo odorano di uva. La quiete di questa cappella è un invito a ritornarci sempre.
La frazione non offre luoghi di incontro per i bambini, e giovani; questi si recano presso l’oratorio del paese. Gli adulti invece attendono la domenica per ritrovarsi dalla «Fiora» dopo essere stati per tutta la settimana a lavorare nelle vigne e nei campi, spesso senza poter scambiare due parole con qualcuno, se non col vicino.
Si gioca a carte, a tarocchi durante i mesi invernali, mentre quando fa caldo, si preferiscono le bocce, gioco tipicamente piemontese, di cui rispecchia il carattere «più serio che festoso, tutto puntiglio, scrupolo».
I Bardellesi sono molto cordiali con tutti e uniti tra di loro, specialmente quando circostanze tristi lo esigono, quali la morte di uno della borgata. Allora quasi tutti si recano presso l’abitazione del defunto per la recita del rosario e per porgere condoglianze alla famiglia dell’estinto.
Bardella è anche conosciuto per la sua tipica acqua solforosa che da tempi remotissimi sgorga limpida e fresca, con getto costante ogni giorno, in ogni stagione.
Che la vecchia scuola elementare sia muta e deserta, è sintomo malinconico che anche la nostra borgata si sta spopolando, come le altre. Neppure l’edilizia ha fatto grandi passi, anzi le case della borgata hanno tutte l’aspetto rustico e rurale, benché in esse regni la pulizia e il decoro.

Cartunè fin, beivuma l’vin
lasuma l’acqua’d sulfu
per cui’d Turin.
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