Se è un gran
vanto per una città il possedere superbi palazzi, piazze e vie spaziose, templi sontuosi
e monumenti antichi, molto più lo è il poter annoverare tra i suoi figli uomini grandi,
personaggi illustri. Non suscita gran meraviglia trovarne molti in una città popolosa; ma
quando in un paese di campagna come Castelnuovo se ne incontrano tanti e tanto grandi,
allora viene da esclamare: "Ma questa è terra benedetta da Dio!"Il primo che
rifulge di vivida luce e che in tempi a noi vicini portò nel mondo la fama di questa
terra è Don Bosco (1815-1888), dichiarato Beato nel 1929 e Santo nel 1934. Luminoso
esempio di virtù e di amore, da povero campagnolo diventò prete e fondò numerose scuole
ed istituti per derelitti in ogni parte del mondo: opera
meravigliosa di un uomo che rifiutò qualsiasi onore. I compaesani gli dedicarono l'ex via
San rocco (ora via Roma) e l'ex piazza San rocco nella quale gli innalzarono il monumento.
Le spoglie del Santo, da venticinque anni Protettore degli apprendisti, riposano
nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino, mentre presso la sua casa, sul Colle che
porta il suo nome, dal grandioso tempio che dal 1965 si erge a 80 metri, irradia la luce
che continua la sua opera imperutura.
Un altro sacerdote castelnovese è San Giuseppe Cafasso (1811-1860). Fissò il suo
domicilio nella chiesa di San Francesco d'Assisi in Torino, dove fu aperto il Con-vitto
Ecclesiastico. Qui fu Maestro del clero piemontese ed educatore dei giovani. Sparse le
parole della bontà al letto degli infermi: il suo confessionale era sempre attorniato da
una quantità di gente di ogni ceto sociale. Compì un santo apostolato di redenzione
nelle carceri di Torino accostandosi ai reclusi con le espressioni più tenere e
avvicinandoli con carità alle più salutari meditazioni della grazia e delle virtù: essi
poco alla volta ritornarono ai sentimenti della prima età. Accompagnò alla fede, circa
70 condannati a morte. Beatificato nel 1925 e santificato nel 1947, Torino lo venera nel
Santuario della Consolata, dove egli svolse gran parte della sua missione.
San Domenico Savio (1842-1857), Beato nel 1950 e Santo nel 1954, è l'angelico
giovinetto di San Giovanni di Riva che nella sua breve vita, trascorsa in gran parte nel
nostro paese, fu mirabile esempio di virtù. Morto a Mondonio e quivi sepolto nel vecchio
camposanto, nel 1920 le sue spoglie furono recate nel santuario dell'Ausiliatrice vicino a
quelle del suo grande Maestro. A Mondonio, a lato del cortiletto di casa sua, nel 1920 fu
benedetta la statua che rispecchia l'immagine della sua rettitudine e delle sue virtù.
L'antico villaggio che dal 1929 fa parte del nostro territorio comunale, con decreto P.R.
n. 993 del 13-10-1969, registrato nel G.U. n. 2 del 3-1-1970, prese la denominazione di
"Mondonio San Domenico Savio".
Il Cardinale Giovanni Cagliero (1838-1926), fu il primo porporato salesiano. Seguì il
corso morale di mons. Bertagna e si consacrò al ministero della predicazione. Valente
musicista, pubblicò applauditissimi canti, oltre ad un ricchissimo repertorio di musica
sacra. Nel 1875 capitanò la prima spedizione nell'America latina gettando le basi della
vasta missione salesiana. La Patagonia ove fondò innumerevoli istituti, chiese e scuole,
divenne il campo prediletto delle sue fatiche. Eletto Vescovo nel 1882, divenne Cardinale
nel 1915. Dopo 38 anni della tumulazione nel cimitero del Verano a Roma, nel 1964 la sua
salma fu trasferita nella sua lontana Patagonia nella chiesa Mater Misericordiae,
cattedrale di Viedma, per essere esposta alla venerazione di quelle genti, tra le quali
aveva svolto, intervallati da altre incombenze, oltre quarant'anni di apostolato.
Il Servo di Dio Canonico Giuseppe Allamano (185 1-1926), nipote di Don Cafasso, fu
tesoriere per 46 anni dell'antico santuario della Consolata di Torino, da lui trasformato
e portato all'attuale splendore. Fondatore delle Missioni estere della Consolata, dedicò
la sua esistenza a formare santi sacerdoti, distinguendosi nella pratica delle virtù. La
sua salma riposa a Torino nella cripta della casa di corso Ferrucci. Nel 1944 fu aperto il
Processo Informativo Diocesano che apre le porte al riconoscimento dei suoi meriti per la
sua elevazione agli onori degli altari.
E non sono tutti qui i Grandi che fanno onore a Castlnuovo Don Bosco. Quelli menzionati
sono forse i rami più rigogliosi di un albero che continua a crescere ed elevarsi verso
il Cielo, per rendere grazie e gloria al Creatore. Infatti altri germogli si svilupparono
in questa feconda terra castelnovese.
Mons. Giovanni Battista Bertagna (1828-1905). attese con predilezione a coltivare la
teologia morale prima nel Convitto di San Francesco d'Assisi e poi nel santuario della
Consolata, e per 18 anni fu maestro di tutti i sacerdoti di Torino e di altre diocesi, che
ammiravano la chiarezza e la profondità del suo sapere e la facilità di sciogliere i
più scabrosi casi di coscienza. Fu annoverato tra i più insigni moralisti del suo
secolo. Rettore del seminario di Torino, Vicario Generale della diocesi di Asti, fu eletto
Vescoco di Cafarnao e poi Arcivescovo di Claudiopoli, mentre prestava la sua opera come
Ausiliario dei Cardinali Alimonda e Richelmy.
Mons. Giovanni Battista Rossi (1838-1922) da Cavallermaggiore, professore nel seminario
di Bra e poi di Chieri, a partire dal 1870 resse per 25 anni la nostra parrocchia.
Apportò numerosi restauti alla chiesa; fece costruire il porticato a lato della piazza;
fondò nel 1879 l'antico ospizio San Giuseppe. Apri l'edificio che, dopo notevoli
modifiche di adattamento, anche per opera dei suoi successori, ed in particolare del
viceparroco Don Carlo Bonaudo, fu adibito fino al 1967 ad oratorio festivo San Luigi,
oltre che a sede per cinquant'anni del cinematografo parrocchiale. Il 27-9-1966, col primo
colpo di vanga, iniziarono gli scavi per la fondazione del nuovo oratorio dedicato a Papa
Giovanni XXIII. Don Rossi fece inoltre costruire la nuova chiesetta di San Rocco,
riedificare la cappella di San Sebastiano, e fu il promotore dell'erezione del monumento a
Don Bosco. Consacrato Vescovo, nel 1895 lasciò Castelnuovo con destinazione Pinerolo, ove
sollecitò l'edificazione del seminario e della cappella dedicata alla Madonna delle
Grazie attigua all'antica chiesa di San Maurizio.
Mons. Matteo Filipello (1859-1939), nipote di Mons. Bertagna, fu insegnante nel
seminario di Torino; resse per Otto anni di intenso lavoro, realizzando svariate opere, la
parrocchia di San Francesco. In sostituzione di Mons. Richelmy eletto Arcivescovo di
Torino, nel 1898 andò vescovo ad Ivrea ove per oltre quarant'anni mise in evidenza le sue
grandi doti di pietà e la sua consumata esperienza.
Mons. Francesco Cagliero (1875-1936), Vescovo missionario della Consolata, per
vent'anni fu Superiore delle Missioni del Vicariato di Nyeri (Kenia) e per dodici Prefetto
Apostolico dell'Iringa (Tanzania). Fondò scuole, collegi, un monastero e un seminario
indigeni, svolgendo instancabilmente molteplici attività in quelle terre lontane, di dove
non fece più ritorno a causa di un deprecato incidente automobilistico.