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La condizione delle strade

Durante il medioevo nelle nostre zone collinose si verificò la necessità di rendere più difficili i già limitati collegamenti stradali, in modo da garantirsi contro l'avanzata delle invasioni straniere. Questo fenomeno si accentuò allorquando la comunità si addensò in cima alla collina, nelle immediate vicinanze del castello. Ciò limitava i contatti con le popolazioni vicine, ma dava al Signore la possibilità di accrescere la difesa del centro abitato.

Pertanto il passaggio nella nostra plaga di reparti militari anche di modesta entità, non era certamente facilitato dalla limitatezza e dalle precarie condizioni della viabilità, ammesso che i viottoli adatti ai trasporti someggiati attraverso le nostre colline meritassero l'onore dell'appellativo di strade.

Nel settecento incominciarono ad affluire a Torino, provenienti da Bardella e da Moncucco, file di asinelli umili e pazienti che portavano gesso e vino sulle loro groppe. I loro conducenti erano costretti a seguire in carovana sempre gli stessi itinerari definiti "strade del gesso", diretti alla Madonna del Pilone. Essi erano animati da spirito di mutuo soccorso e miravano a scoraggiare sgraditi incontri che, anche in quei tempi, avvenivano di frequente, nel caso di viaggi isolati. La realizzazione di percorsi agevoli, il loro moltiplicarsi e il loro sfruttamento ebbero inizio solo nella prima metà del secolo scorso, essendo legati al notevole e rapido progresso dell'industria e della tecnica di costruzione e manutenzione.

Fu in questo periodo che ebbe inizio per opera di un certo "Baros" l'effettuazione tutti i lunedì e giovedì, di un servizio di conducente-vetturale da Castelnuovo a Torino, con recapito all'albergo "Cappel d'oro" ora scomparso.

Infatti la strada Chieri-Torino attraverso il valico del Pino, progettata nel 1790 con un nuovo percorso, fu ultimata solo nel 1823, richiedendo lunghi anni di manovalanza per la scabrosità del percorso e i limitati mezzi tecnici a disposizione. Nel 1850 fu migliorata la Castelnuovo-Chieri, mentre la Castelnuovo-Gallareto, con le tre gallerie, fu terminata coll'avvento dell'Unità d'Italia (1861). Sulla terza galleria, la Sanno, l'Associazione Internazionale di geologia nel 1960 fece segnare con un cippo il passaggio dell'ottavo meridiano. In precedenza la strada più breve che collegava Castelnuovo ad Asti passava per Capriglio e Monale, mentre la più agevole per i carri, ma anche la più lunga, attraversava San Paolo, Dusino e Baldichieri.

Dalla metà del secolo scorso gli animali da soma furono sostituiti da pesanti veicoli a due ruote. Lungo il tragitto i carrettieri incontravano stazioni per il cambio e il riposo dei cavalli e per il rifornimento. Importante centro di sosta era l'ampio stallaggio annesso all'albergo "Ciocca" di Via Monferrato, ora piazza Dante. Essi trasportavano vino nelle bonze, lunghe botti grosse e piatte adatte al carro; erano diretti a Torino al mercato di piazza Carlina, al quale attingeva anche Vittorio Emanuele Il che nutriva predilezione per la Freisa frizzante ed asprigna. Spesso per affrontare la salita di Moriondo i conducenti erano costretti a ricorrere all'aiuto supplementare di un mulo che qualche abitante del borgo Vittoria metteva a disposizione dietro modesto compenso. Fu in questo periodo che fecero il loro ingresso anche nelle nostre strade i primi bicicli che a partire dal 1878 attraverso sostanziali modifiche si trasformarono in biciclette di agevole manovra.

Un avvenimento importante avvicinò vieppiù la nostra popolazione di circa 4000 abitanti a quella del capoluogo piemontese, che a metà secolo si approssimava ai 140.000: fu l'istituzione nel 1852 del servizio bisettimanale di diligenza a cavalli Castelnuovo-Chieri. È facile immaginare l'allegro e monotono tintinnio delle sonagliere, la tromba squillante del conduttore, gli schiocchi della frusta.

Tutti nei villaggi accorrevano al curioso e dilettevole trattenimento d'assistere al cambio dei cavalli e vedere i viaggiatori privilegiati. Quante buone cose antiche rievoca il ricordo della diligenza! Le condizioni stesse creavano per necessità, fra il limitato numero dei passeggeri, la socievolezza e la familiarità.

Cinquant'anni dopo, nel 1902, fu tentato tra Chieri e Torino un servizio con due grossi automezzi a vapore, sostenuti da quattro ruote di legno cerchiate di ferro, ansimanti e sferraglianti sulle ripide strade ghiaiose. Nel 1909 sul percorso Castelnuovo-Chieri entrò in funzione un automezzo poco dissimile nell'aspetto esteriore ma dotato di un fragoroso motore a scoppio e di ruote di ferro cerchiate di gomma. Nel 1912 le autovetture salirono a tre; ma se era relativamente facile stabilire l'ora della partenza, era assai difficile prevedere l'ora dell'arrivo a causa delle improvvise soste lungo il tragitto, dovute ai capricci dei motori.

Intanto tutte le nuove strade intercomunali, nonchè quelle del nostro concentrico selciate con ciottoli di fiume, erano ancora assai malagevoli, lungi dalle attuali condizioni. D'estate erano polverose e d'inverno piene di buche e di fango, perciò assolutamente contrastanti col rapido incremento della motorizzazione. La loro bitumazione, per quanto riguarda la nostra zona, risale solamente all'ultimo dopoguerra, e quelle delle frazioni al 1966. Anche la splendida illuminazione al neon delle vie e delle piazze del concentrico sostituì la fioca luce delle precedenti lampade ad incandescenza, che a loro volta avevano soppiantato quelle a gas dell' 800.

Dalle notizie su riferite risulta evidente che gli interessi della nostra zona gravitarono fin dall'inizio del secolo scorso specialmente su Torino che si disponeva a diventare un importante e popoloso centro industriale, passando dagli 80.000 abitanti del 1800 ai 330.000 del 1900. E Castelnuovo seguì da vicino il rapido progresso della grande città le cui vie acciottolate, dal 1845 furono percorse da diligenze a cavalli, i famosi omnibus a 14 posti a sedere; ma poi nel 1871 le corse divennero più celeri e silenziose con l'introduzione delle vetture a cavalli su rotaie, le cosidette giardiniere. Nel 1897 infine le linee tranviarie furono elettrificate ed incrementate, mentre con la nascita delle due più rilevanti fabbriche di automobili, della Fiat (1899) e della Lancia (1906), il fenomeno dell'urbanizzazione accentuò la marcia impetuosa della città fino a sfiorare nel 1970 1.200.000 abitanti.

Dalla cronaca del tempo riporto ancora che nel 1913, quando già da qualche anno funzionava il modesto servizio di corriera su accennato da Castelnuovo alla stazione ferroviaria di Chieri, un Comitato formato da valenti personalità, e con l'appoggio dei Comuni interessati all'iniziativa, dopo tre anni di discussioni e di studi, era prossimo all'avvio della realizzazione della ferrovia Chieri-Castelnuovo, in prolungamento della Trofarello-Chieri. Ma ahimè, per il sopraggiungere della crisi del ferro e peggio ancora per lo scoppio del primo conflitto mondiale, l'attuazione del progetto che avrebbe favorito il commercio e l'industrializzazione della nostra piaga, svanì nel rimpianto della popolazione che da oltre quarant'anni l'aveva accarezzata.

Dopo la seconda guerra Castelnuovo fu unita direttamente a Torino per mezzo di comode corriere, mentre sfumava anche l'illusione di una filovia, che senza dubbio avrebbe promosso ambite assiduità nei collegamenti. Dell'esecuzione di una filovia elettrica Castelnuovo-Torino se ne era parlato nel 1902, ma per quei tempi il progetto era prematuro.

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