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La
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La
Consolata
un quadro, una storia, una missione
Chi è la Consolata?
Nelle litanie della Madonna, tra i vari titoli che sgorgano lungo i secoli dal cuore dei
fedeli, c’è quel titolo molto significativo: “CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI”.
Percorrendo i sentieri della propria storia ciascuno di noi può testimoniare quanto
numerosi e importanti sono stati i momenti in cui abbiamo sperimentato quel materno
intervento di consolazione portataci dalla Madonna. Di questa presenza materna si rese
conto anche il popolo di Torino, dando a Lei il titolo non solo di “Consolatrice”, ma
di “Consolata”, cioè colei che in se stessa ha sperimentato la consolazione da Dio e
la trasmette a noi che la invochiamo.
Il titolo della Madonna “Consolata” è scaturito dal cuore dei fedeli di Torino e del
Piemonte, lo testimonia il ricco santuario situato nella parte più antica della città,
costruzione esemplare dello stile secentesco - barocco e la cui storia è legata a quella
del quadro prezioso agli occhi dei Torinesi.
L’intreccio provvidenziale di vite e di personaggi è uno dei più delicati e ammirabili
giochi di Dio nella storia della sua chiesa. anche agli inizi della storia della “consolata”
si collocano due Vescovi: Massimo di Torino e Eusebio di Vercelli.
Verso l’anno 345 Eusebio, Vescovo di Vercelli, estendeva la sua giuri-sdizione su quasi
tutto il Piemonte e, come primo Vescovo era considerato l’Apostolo di tutta la zona.
Verso l’anno 380, nasce la diocesi propria di Torino con il suo primo Vescovo Massimo.
Significativo è il fatto che il vescovo Eusebio, ribellandosi all’imperatore Costanzo
in difesa della verità cristiana contro un gruppo di eretici fu esiliato a Scitopoli in
Palestina, proprio da questi luoghi Santi, secondo la tradizione, Eusebio portò e regalò
a Massimo, Vescovo di Torino la preziosa immagine della Vergine.
Da qui inizia la devozione Mariana Torinese. Questo segno di Maria, sca-turito dalla terra
stessa di Gesù di Nazareth, giustifica molto bene tutto l’insieme di grazie e di doni
che punteggiarono poi di continuo la storia di Torino.
Il quadro della Madre di Dio fu collocato nell’Oratorio dedicato a S. Andrea, (si
trattava di una cappella) che ancora oggi rimane come luogo e come nome a costituire la
parte inferiore del nostro Santuario.
Ma la devozione alla “Madonna di S. Andrea” doveva essere purificata e rafforzata.
Questo accadde nel tempo dell’eresia degli Iconoclastici/IX secolo che si appellarono
alla trascendenza di Dio per abolire con violenza culto e uso di ogni immagine. Il quadro
della Madonna venne allora nascosto temporaneamente perchè non fosse distrutto dagli
eretici. La missione della Consolata verso la sua Torino era solo agli inizi.
La ripresa del culto pubblico alla Santissima Vergine venne verso il 1015.
Il primo Re d’Ialia: ARDUINO, ormai stanco dopo una vita avventurosa, si ritirò tra le
mura dell’abbazia dei Benedettini. Qui ebbe una celebre visione: gli apparve la Beata
Vergine chiedendogli la edificazione di tre chiese, una delle quali in Torino. Arduino
obbedì prontamente, e al figlio Guido affidò il restauro della cappella torinese, che fu
restaurata e il quadro della Vergine fu esposto nuovamente alla venerazione dei fedeli.
Presto si riaccese il fervore del popolo e già nel 1016 il Papa Benedetto VIII insignì
di indulgenze e di privilegi il luogo evidentemente già frequentato dalla gente di
Torino.
La visione del re Arduino e la succesiva costruzione della cappella alla Beata Vergine
sono un punto importantissimo nella storia di questa “Consolata” dei primi secoli.
Gli anni che seguirono furono difficili per i Torinesi, nel 1080 Torino fu devastata dai
Saraceni, anche la cappella di S. Andrea fu destinata a restare, almeno in apparenza, un
luogo di sterpi e di ortiche. Il quadro della Madonna rimase sotto le macerie, solo la
torre rimase in piedi come una silenziosa sentinella. Ma in cielo si preparavano cose
grandi per questo mucchietto di rovine.
Venne un miracolo che fece fiorire nuovamente la devozione alla Vergi-ne: 20 giugno 1104.
Ma questo miracolo aveva bisogno di un annunciatore coraggioso, Dio lo scelse, non tra i
cittadini di Torino, ma dalla vicina Francia. JEAN RAVAIS era nato e cresciuto in una
normale e notabile famiglia di Briancon, ma la sua vita era stata sempre diversa e come
separata da quella di tutti gli altri, perchè Jean Ravais era cieco. Era una persona
capace di intimo raccoglimento spirituale, era ricco nell’anima. Ai suoi occhi, per
difetto naturale vuoti delle cose del mondo, il Signore svelò il segreto della conoscenza
e della familiarità con Dio e con la Santissima Vergine.
Un giorno, la quiete della sua vita fu sconvolta da un’intima illuminazione durante la
quale egli si sentì chiamato verso Torino, per ritrovare là un’antica immagine di
Maria ora nascosta tra le rovine di un’antica cappella. Là lo voleva Maria con la
promessa del recupero della vista - ecco premio e prova di Fede. Jean Ravais credette, ma
non vi credettero gli altri. La gente, abile al guadagno non poteva dire altro che un
cieco stava sognando.
Ma il cieco non si arrese, partì fra le disapprovazioni pietose. Non era strano viaggiare
in quei tempi, strano era il motivo del viaggio. Viaggiavano molto i mercanti, ma quando
in quel finire di giugno del 1104 comparve dalla strada di Francia attraversando le Alpi
questo insolito e incerto pellegrino, la gente non sapeva darsi spiegazioni. Si stupiva
ancora di più quando il pellegrino chiedeva dove fosse la cappella della Vergine, ma
chiedendo della cappella distrutta, non poteva avere risposta. il poco che era rimasto in
piedi era la torre e là il cieco fu condotto.
La gente presa dalla curiosità si radunò intorno a questo cieco che stava là piangendo
e pregando alla torre di S. Andrea.
Il Vescovo Mainardo fu presto informato e dopo tre giorni di preghiere pubbliche che aveva
indette al popolo, fece iniziare lo scavo.
Tra la meraviglia di tutti, presto tornò alla luce l’antica cappella di Arduino e poi,
secondo l’antica documentazione, il quadro di Maria Santissima, né deteriorata, né
guasta. Il prodigio si era proprio avverato, ancora più ravvivato dal fatto che il segno
promesso si era verificato: la vista era tornata al cieco. Era il 20 giugno 1104, che da
allora fu sempre giorno di Dio per Torino.
Il miracolo del 20 giugno mise Torino in una felice situazione di rinascita. Il quadro
della Consolata entra a far parte della storia di un popolo. La cappella diventa un
Santuario.
Nel 1706 la Consolata per voto cittadino viene proclamata Patrona del Capoluogo
piemontese.
Cominciano i tempi della grande devozione alla Consolata, una devozione molto
confidenziale. L’aspetto più tipico è proprio la familiarità dei Torinesi con la loro
Patrona.
La Consolata fu ispiratrice e sostegno per i Santi nati e cresciuti sotto il suo sguardo:
Cottolengo, G. Cafasso, G. Bosco... Ma, unito in modo particolare al Santuario e alla
Consolata stessa è il Beato Giuseppe Allamano che appena ventinovenne assunse la
direzione del Santuario e vi rimase con immenso affetto e dedizione per quarantasei anni
ad animare la casa di colei che lui chiamava la “Regina del suo cuore”.
Nel nome enell’amore della Consolata si può dire che è sintetizzata la vita e l’opera
dell’Allamano nella chiesa di Torino e nella chiesa Universale. I due Istituti
Missionari da lui fondati portano il nome della Consolata perchè Lei ne fu l’ispiratrice
e continua ad essere l’anima della Missione, il sostegno nella fatica dei missionari la
Consolata di quanti la accolgono come MADRE TENERISSIMA.
Sr. Serafina Sergi |
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