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la chiesa parrocchiale di Sant'Andrea

Costruzione Barocca che risale ai primi anni del 1600 su una precedente chiesa gotica che conserva tracce soprattutto nella struttura della torre campanaria.
È il monumento che maggiormente conserva la storia di Castelnuovo dalle fondamenta medioevali alle glorie dei santi Castelnovesi degli ultimi due secoli.
Entrati nel maestoso portale, si rimane avvolti da un ambiente insospettabilmente vasto e arcano. L'architettura guida il visitatore attento a raccogliersi di fronte alla presenza di Dio nel Tabernacolo dello stupendo Altar Maggiore arricchito con tutta la varietà dei marmi che il 1800 poteva offrire.
La struttura della chiesa si è sviluppata con diversi ingrandimenti proprio da questo punto: prima, cappella, forse di un convento, poi, chiesa ingrandita e pubblica, ad una navata; quindi un secondo ampliamento che dà origine alle due navate laterali; infine il rialzamento e l'ampliamento definitivo in epoca Barocca che fa posto agli altari laterali e crea nuove suggestioni nella luce che piove dall'alto.
Fino al 1871 nessuna decorazione arricchiva le pareti, su cui erano distribuite una Via Crucis e dei quadri.
L'abbellimento definitivo della chiesa è opera del parroco Mons. Gio-vanni Battista Rossi, che era rimasto entusiasta dell'inaugurazione della Basilica di Maria Ausiliatrice ad opera di don Bosco (1868) e volle anche a Castelnuovo una chiesa degna del paese .
Egli pensava che l'occhio doveva essere attratto dalla grandiosa tela ovale dell'abside che enuncia la prontezza dei primi apostoli a seguire il Signore: “La vocazione di S. Andrea e Simon Pietro”.
Così il parroco Don Rossi arricchisce con marmi intarsiati l'altare maggiore e la balaustra, promuove la doratura degli angeli e dei capitelli, ordina gli affreschi laterali che rappresentano la pesca miracolosa e il martirio di S. Andrea.
L'inizio della ristrutturazione è probabilmente il 3° centenario della Battaglia di Lepanto ( 1871), avvenimento che ha storicamente messo in risalto l'appellativo di “Ausiliatrice” conferito alla Madonna.
In questa occasione, l'intraprendente prevosto, rinnova e ridisegna anche gli altari e cappelle laterali: l'altare della Madonna del S. Rosario è costruito al posto del precedente dedicato al S. Cuore di Gesù.
L'abbellimento architettonico della cappella dà risalto ad un suggestivo nuovo modo di interpretare la struttura della chiesa, di gusto Neo Classico. Se si guarda all'altare dell'Addolorata o a quello della Madonna del Rosario, ci si trova in un nuovo tempio con la navata centrale molto più ampia e luminosa, sostenuta dall'imponenza delle colonne in finto marmo.
Don Rossi sembra suggerire quasi di lasciare l'altar Maggiore, come cappella votiva laterale.
Come decorazione dell'altare riprende un'opera pregevole di Gu-glielmo Caccia, detto il Moncalvo e della figlia, suor Orsola.
Il quadro rappresenta la Vergine Maria che dona il S. Rosario a S. Domenico e a S. Caterina come strumento di predicazione del Vangelo e di istruzione biblica per contrastare il diffondersi di eresie. Il Rosario è visto come un roseto, che fa da sfondo ai 15 tondi dei Misteri (15 pagine del Vangelo) che illustrano l'unica sal-vezza possibile in questo mondo (anche i potenti infatti guardano in su con la faccia dei Conti di Rivalba, emuli del Papa S. Pio V, che con la preghiera ed il Rosario ottenne la vittoria di Lepanto e del papa Pio VII, liberato nel giorno di Maria Ausiliatrice - 24 Maggio - dalla prigionia di Napoleone).
È, in sostanza, l'altare che rappresenta la Madonna di don Bosco.
L'altare della Vergine Addolorata è opposto a quello del S.Rosario, e vuole invece proporre la Madonna "da consolare". La statua lignea dell'Addolorata era un dono del Cafasso per una delle devozioni più sentite e tradizionali dell'800 Castelnovese: la Compagnia dell'Addolorata. In essa le giovani donne si formavano a vivere con fede accanto a Maria le pene di "questa valle di lacrime".
Meditando gli affreschi e lunette di Andrea Marchisio "Gli angeli che adorano la croce, la Dolorata, Il Cristo deposto dalla Croce" (che oggi è perduto), la gente veniva educata ad una speranza che non è mai scoraggiata, ma sa dare, con Gesù e con i santi, una dimensione di amore anche alla fatica, al dolore e alla morte.
Con la stessa mente religiosa dei nostri santi Castelnovesi e lo stesso gusto architettonico neoclassico, Don Rossi propone le grandi. statue (opera del Brilla, 1874) dei SS. Pietro e Paolo, simboli della solidità della Chiesa istituita e guidata da Gesù. Esse chiamano i fedeli a raccogliersi nel Popolo di Dio (la Chiesa) proprio nel periodo in cui l'unificazione dell'Italia aveva agitato teorie di annientamento non solo dello stato Pontificio, ma della Chiesa stessa.
Opposte e corrispondenti le statue di S. Lucia e S. Apollonia. Sono due esempi di virtù e coraggio di giovani donne capaci di affrontare il martirio per la fede cristiana: S. Apollonia con i denti e le tenaglie in mano e S. Lucia con gli occhi in mano sono esempi di volontà forti che esprimono generazioni di Missionarie della Consolata e di Suore Salesiane, disposte a qualsiasi sacrificio per seguire Gesù. L'altare di S. Giuseppe, già dedicato a S. Bernardino vuole rilanciare la solida devozione degli uomini ad una sana dedicazione alla famiglia e alla volontà di Dio.
A queste sistemazioni furono aggiunte solamente l'altare laterale dedicato a S. Giuseppe Cafasso, e più tardi, le vetrate che parlano proprio dei santi Castelnovesi, nonché la cappella di Don Bosco.
Ricchezza di questa chiesa è l'atmosfera di spirituale raccoglimento creato dalla luce che piove dall'alto. Essa evidenzia la navata centrale, per poi richiamare l'occhio verso l'alto guidando chi entra a pensieri di paradiso con la visione: la gloria di Maria Assunta in cielo, come culmine della storia umana annunciata dai profeti; il trionfo della fede che ha come fondamento la testimonianza dei quattro evangelisti
(Opere realizzate da Paolo Emilio Morgari 1815 - 1882) il tutto è oggetto di meditazione e fonte della spiritualità dei Santi dell'educazione e delle missioni:Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco, seguiti da Giuseppe Allamano e da un numero di grandi missionari e personalità di spicco .
(Da notare la particolare raffigurazione dell'Evangelista Luca nell'atto di dipingere il quadro della Consolata).
Le vetrate, commemorazione e frutto di ammirazione per i santi, battezzati e cresciuti all'ombra di questa Chiesa parrocchiale segnano le date della beatificazione e canonizzazione dei medesimi e diventano per Castelnuovo il simbolo di una nuova era che ne ha addirittura modificato il nome da Castelnuovo d'Asti a Castelnuovo don Bosco.
Ciò che però rende la visita a S. Andrea un'occasione unica, è la ricchezza e la freschezza di ricordi e di avvenimenti di cui porta i segni:
16.01.1811 Battesimo di s. Giuseppe Cafasso.
17.08.1815 Battesimo di Giovanni Melchiorre Bosco che sempre in questa chiesa indossa l'abito chiericale (20.10.1835) e celebra una delle prime S. Messe 1841.
1828 Battesimo di Mons. G. Battista Bertagna
1838 Battesimo di Mons. Giovanni Cagliero
13.04.1853 Confermazione di S. Domenico Savio
21.01.1851 Battesimo di Giuseppe Allamano
1859 Battesimo di Mons. Matteo Filipello
16.10.1860 Confermazione di Giuseppe Allamano
Tra le date storiche aggiungiamo, nel centenario della morte di don Bosco: la visita del S. Padre Papa Giov. Paolo II. (3 sett. I988).
Proponiamo dunque a chi visita la chiesa, un momento di riflessione e il rinnovamento del Battesimo, attingendo all'acqua del medesimo fonte Battesimale dei nostri santi.
Tutte le Domeniche vi si celebra la S. Messa alle ore 9 (feriale ore 7).
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